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Anna. Madre, nonna, santa

Perché e quando la devozione ad Anna si è diffusa in modo così capillare sulle montagne e nelle campagne della provincia di Cuneo? Quante cappelle dedicate ad Anna sono presenti nella nostra terra?
Tanti i protagonisti di questa storia: crociati e principesse orientali, ordini religiosi e famiglie nobiliari, i Savoia e la beata Colette, banchieri, commercianti e pellegrini.

E poi, chi è Anna: la continuazione delle divinità celtiche della terra o una mediatrice potente e non sempre misericordiosa o semplicemente la madre di Maria di Nazareth, la nonna di Gesù, e in quanto tale così vicina alla sensibilità della gente di ogni tempo.

Questo è il filo conduttore di una ricerca appassionante che ha tentato di ricostruire tempi e modi con cui la devozione, presente nelle immagini delle Metterze fin dal XIV secolo, è poi esplosa in una miriade di edifici di culto, primo fra tutti l’ospizio sui monti di Vinadio, seguito dalla parrocchiale di Chiotti di Castelmagno e dalla cappella di Marene. Tra ‘600 e ‘800, sono poi sorte oltre un centinaio di piccole chiese nelle borgate e nelle cascine dei signori, quasi tutte ancora esistenti e curate dai proprietari, dai massari o da semplici custodi delle chiavi e della memoria di un luogo.
Attraverso le immagini, si può ricostruire l’evoluzione della figura di San’Anna, quasi una dea nell’Europa del nord nel ‘400, poi, dopo il concilio di Trento, una donna umile e pia che assiste la figlia e il nipote, un modello di santa facilmente imitabile anche per la gente di montagna e di campagna che a lei affida la vita, la salute, il lavoro, gli animali della stalla e del cortile, la salvezza negli incidenti e in tempo di guerra.
Una devozione che continua, attraverso le feste, le processioni, i pellegrinaggi, gli ex voto…, rituali allo stesso tempo antichi e moderni, che richiamano voglia di stare insieme e ricerca personale e comunitaria di senso. 

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