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Dall'anno mille ad oggi

Attorno all’anno 1000 venne costruita la prima cappella ”Santa Maria di Brasca” dedicata alla Vergine Maria fino al 1450 circa quando venne dedicata a Sant’Anna.

 

L’attuale chiesa fu costruita nel 1680, dedicata anch’essa alla mamma di Maria. Quest’edificio sacro è a tre navate, con pavimento ligneo in salita sul pendio della roccia sottostante. La navata centrale si prolunga nel presbiterio chiuso da grandi cancellate, recanti in alto lo stemma di Vinadio. Sul fronte del presbiterio spiccano ai lati la statua ottocentesca di sant’Anna con Maria e il braccio-reliquiario secentesco della Santa.

L’altare maggiore in marmo è del 1960, mentre dieci anni dopo si allestì la nuova mensa in rame sbalzato, posta verso il popolo. I due altari laterali sono dedicati a san Gioachino e alla Madonna della Neve. Le pareti sono adornate da numerosissimi ex-voto che testimoniano la gratitudine di generazioni di pellegrini.

 

La testimonianza più antica conservata nel Santuario è il quadro di Sant’Anna, sopra l’altare maggiore. Reca la data 1686 e la firma di Michelangelo Ceruto, romano. Il quadro raffigura nella parte centrale Sant’Anna e la Madonna che sorreggono il Bambino Gesù, mentre in otto riquadri minori sono dipinte altrettante scene della storia della Santa secondo le descrizioni di antichi testi cristiani, che la Chiesa non ha accolto col valore dei vangeli, ma che il popolo cristiano ha molto venerato.

Dalle origini

Il primo documento storico che indica la presenza di una chiesetta nel vallone, detto dell’Orgials, è un atto di intesa sui confini di Vinadio e Isola, redatto il 23 settembre 1307, che nomina “l’ospizio di S. Maria di Brasca”. Si trattava di una piccola cappella affiancata da poveri locali per l’ospitalità di viandanti e pellegrini. In un atto del 21 febbraio 1447 risulta che l’ospizio era amministrato dal parroco  di Vinadio con quattro consiglieri di cui due eletti dal Comune. Si può notare l’importanza sia civile che religiosa che rivestiva l’ospizio; si trattava, infatti, di un luogo sacro, per l’accoglienza di tutti i pellegrini, e al tempo stesso necessario per lo sviluppo economico del commercio del posto. Le testimonianze più antiche sulla vita dell’ospizio di S. Maria attestavano la presenza di eremiti che si dedicavano al servizio dei viandanti.

Con lo sviluppo della chiesa in santuario l’amministrazione stipulò convenzione con un custode stabile detto “randiere”. Questi aveva il compito di abitare presso il santuario tutto l’anno, curare la manutenzione degli edifici, somministrare viveri ai viandanti ed accompagnarli per un tratto di strada in  caso di cattivo tempo. Il “ randiere” doveva anche riassettare la strada e le pianche, suonare ogni giorno la campana all’Ave Maria ed in caso di brutto tempo per orientare i viandanti. Provvedeva inoltre il fieno su cui i pellegrini potessero dormire e i pasti ai sacerdoti e amministratori nei giorni delle feste.

Un documento del 1443 per la prima volta attesta il nuovo titolo della chiesa detta d’ora in poi di “sant’Anna”. L’antico ospizio alpino stava cambiando fisionomia divenendo un caratteristico santuario. Il culto di sant’Anna e di san Gioachino si era diffuso in occidente dopo le crociate e per dare forza alla nuova devozione anche in loco la tradizione popolare fece ricorso ad una presunta apparizione di S. Anna ad una pastorella, Anna Bagnis, che sarebbe avvenuta su una roccia tra i pascoli più a monte della chiesetta.

In ogni leggenda antica c’è sempre un fondo di verità!

È possibile ancora oggi raggiungere la cosiddetta Roccia dell’Apparizione, a poche centinaia di metri di distanza dal Santuario, ove sono poste le statue di sant’Anna con Maria bambina e della pastorella inginocchiata in preghiera rivolta verso di loro.

Con il passare del tempo, verso il ‘500, la chiesa andava acquistando maggiormente la funzione propria di santuario, visto che non era più soltanto un posto di passaggio per i commercianti, ma stava diventando luogo di preghiera e devozione, meta di pellegrinaggi di devoti pellegrini.
Risale a questo periodo il rifacimento dell’altare e l’acquisto di un dipinto su tavola di legno che raffigurava la santa, purtroppo andato perso con la Rivoluzione Francese.

La chiesa riuscì ad ottenere nell’anno 1619 una reliquia di Sant’Anna, che viene tuttora conservata nel braccio d’argento che si trova esposto in chiesa, vicino all’altare.

La tappa più significativa dello sviluppo del santuario fu la costruzione della nuova chiesa, l’attuale, nel 1680-81, con l’animazione di don G.B. Floris parroco di Vinadio, aiutato dal Comune e dai pellegrini. La chiesa secentesca venne costruita leggermente più a valle dell’antica cappella. I pellegrini all’epoca già si contavano a migliaia. La fama crescente del santuario fu bruscamente interrotta per alcuni anni con la rivoluzione francese, periodo in cui anche la chiesa fu saccheggiata, per poi riprendere nell’Ottocento con l’afflusso di molti fedeli.

Il Santuario dal 1800 ai giorni nostri

Nel frattempo si continuavano a costruire nuovi locali per i viandanti, come la “casa del randiere”,le stalle i fienili ed un camerone risalenti alla metà del 1700. Nei primi anni del 1800, iniziarono i lavori di costruzione dei portici di fronte alla chiesa, che vennero terminati nel 1822, con la realizzazione dell’anello al coperto per le processioni e le novene.
Intanto si resero necessari anche dei lavori di ampliamento e sistemazione della mulattiera, per permettere anche ai mezzi muniti di ruote di arrivare al Santuario.
Verso la metà del 1800, si iniziò la costruzione di un edificio parallelo alla chiesa, ad essa collegato con un porticato, per ospitare i pellegrini ed il personale a servizio.

La volta della chiesa venne costruita solo nel 1870, al posto del tavolato originario distrutto da un incendio. Negli anni seguenti, su progetto dell’ing. Alessandro Arnaud del 1881, l’edificio ha assunto l’impostazione attuale con il rifacimento della facciata e del campanile.

Trattandosi di un luogo di confine, il posto venne utilizzato frequentemente, e non solo nei periodi di guerra, dai soldati, per costruire trincee e fortini militari. Persino la strada carrozzabile venne costruita a partire dal 1924 per scopi militari, oltre ad una teleferica che collegava Pratolungo al Colle della Lombarda.

Finite le guerre, finalmente gli edifici, un tempo costruiti con lo scopo di distruggere l’uomo, sono stati mano a mano risistemati, questa volta con lo scopo di giovare all’uomo, a partire dall’antico ospizio, continuando con la struttura militare “San Gioachino” e via via tutte le caserme, grazie all’intuizione geniale dell’allora Rettore del Santuario, don Giorgio Pepino, che ha speso la maggior parte della sua vita e delle sue energie per il recupero di questi edifici e per la rinascita del Santuario.

La folla di pellegrini e turisti in aumento nei decenni dell’ultimo dopoguerra ha reso insufficiente la chiesa per le celebrazioni più solenni. A tal fine nel 1971-72 si risistemò il chiostro tra la chiesa ed il vecchio ospizio rendendolo spazio adatto alle celebrazioni. Al pian terreno dell’ospizio, venne formata la cappella delle confessioni, per offrire il clima di raccoglimento adatto, che è stata completata nel 2000 con la realizzazione della cappella dell’adorazione.

Gli anni 2008-2010 sono stati impegnati dalla ristrutturazione totale dell’edificio “San Gioachino”, con la sistemazione della cucina (completamente moderna e innovativa), delle sale da pranzo e soprattutto delle camere per l’ospitalità.

Gli ultimi lavori risalgono agli anni 2019-2021, con la riqualificazione della ex “Casa del Randiere”, inaugurata il 26 luglio 2021. La struttura ospita una sala polivalente per incontri e catechesi al primo piano e, al piano terra, una percorso storico-narrativo per ricordare la storia millenaria del Santuario, dei pellegrini e dei randieri.

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